Come la pittura mi ha ricordato che esistono aspetti belli della vita che un uomo deve vivere.
Il mestiere del medico oggi.
Diciamo subito che la professione del medico oggi non è affatto quella che vedete nelle serie televisive dove gli attori si soffermano con calma a parlare, hanno casacche e camici pulitissimi (anche alla moda) e vivono tra tecnologie avanzate ed ambienti decorosi. Si, si percepiscono vite particolari (che possono affascinare), un susseguirsi a volte incessante di eventi stressanti, emergenze, ma il finale è sempre bello; non c’è sangue, non c’è in quei medici disperazione, frustrazione.
E pensate, è talmente bello fare il medico oggi che chi fa questo mestiere è da considerarsi ad aumentato rischio di suicidio (JAMA Psychiatry).
Un lavoro quello del medico che con il tempo non solo è diventato più complesso ma si è anche arricchito di componenti (come la burocratizzazione) che poco hanno a che fare con la cura.
Una professione che se decidi di avere anche incarichi di responsabilità per molti rischia di diventare totalizzante…e così ti accorgi di vivere in un confine dal quale diventa sempre più difficile uscire. Un confine che può isolarti, ghettizzarti, isolarti da tanti aspetti belli della vita.
La scoperta che c’è altro.
L‘incontro con l’arte, con la pittura, per me ha qualcosa di magico; non avviene su suggerimento o invito di qualcuno ma attraverso un evento del tutto casuale, un’occasione di evasione che diventa piacere e che mi accorgo può migliorare tutto, compreso il mio lavoro di sempre. Riscopro, l’uomo non professionista, la passione per il bello della vita.
Quando ti avvicini a qualcosa di nuovo, puoi aver bisogno di una guida (un tutor, dei libri..) e puoi anche chiederti se stai facendo la cosa giusta, particolarmente se è la prima volta che esplori un mondo prima a te completamente sconosciuto.
Capivo che quello che stavo facendo mi faceva stare bene ma poiché però stavo creando opere destinate ad essere osservate anche da altri era importante per me avere dei feedback.
Lo spirito sociale che aiuta
In questo un grande aiuto è venuto dal mio essere profondamente social e dalla decisione di condividere sin dai primi passi tutto quello che stavo facendo. Una condivisione che si è concretizzata anche nella creazione di un sito internet dedicato (questo) per chi di social non ne sa o non ne vuole sapere.
Ed è così che ho cominciato a ricevere tanti messaggi da parte di amici, colleghi, persone anche totalmente sconosciute. Sono proprio questi messaggi che in qualche modo hanno ulteriormente arricchito la mia esperienza come neofito dell’arte. Condividere infatti non è solo far vedere cosa facciamo ma anche ascoltare, verificare i sentimenti e le reazioni che generiamo.
Qualche giorno fa una ragazza mi ha scritto ”ti ringrazio perché ora ogni mattina mi permetti di vedere qualcosa di bello”; un’altra poco tempo prima mi ha scritto riguardo i miei acquerelli dicendomi che gli trasmettevano ”un senso di pace e serenità, freschezza, libertà”. Forse tutto quello che stavo cercando?
Ricevere questi feedback, sapere che quello che stai facendo piace e genera sensazioni positive, non solo ti gratifica ma conferma anche che non stai vivendo in una tua percezione isolata.
Il superamento del confine e la scoperta di una nuova dimensione del vivere.
Ma la pittura per me non è stato solo fare una cosa piacevole. E’ stato varcare una soglia, uscire da un confine dove ero chiuso da anni ed iniziare un’esplorazione entusiasmante.
E così mi sono accorto che non solo stavo facendo qualcosa che piaceva anche ad altri ma che questa avventura stava piacevolmente trasformando la mia vita, una vita che per decenni si era identificata prevalentemente con la mia professione di medico fino a nascondere ed evitare tutto il resto. Un lavoro, quello del medico, che se ami può prenderti tutto fino a lasciarti solo. Un lavoro (parole mie) che non puoi lasciare quando smarchi il cartellino ma che porti con te anche quando torni a casa o sei in vacanza.
Bene inteso, non si è trattato di una vera ribellione ad un modo di concepire la mia professione ma di capire che non è giusto che un lavoro così complesso e delicato sia la sola cosa che ti riempie la vita.
Ed anche qui, la condivisione della mia esperienza mi ha fatto entrare in contatto con altri colleghi prigionieri del proprio vivere quotidiano e rappresentare per loro uno spunto di riflessione.
Ricevere messaggi ed opinioni da loro è stato bellissimo. E così quando un collega mi scrive ”la pittura fa onore alla tua professione e ti rende uomo…uomo che vive nel mondo e che dal mondo trae piacere” mi sono emozionato perchè trovo nelle sue parole il salto di qualità che questa esperienza sta inducendo nel mio vivere quotidiano.
Questo collega, come me, ha avvertito quanto è importante ”evitare la ghettizzazione derivante dalla nostra professione”, talmente totalizzante che rischia di isolarci da quegli aspetti che rendono la vita realmente felice.